Gravidanza e Vene Varicose
“Sono rimasta incinta e le mie gambe sono diventate una carta geografica! Non le riconosco più!”
Più o meno queste sono le parole con cui molte delle nostre Pazienti ci descrivono l’esperienza della comparsa di vene, capillari, macchie di origine vascolare durante la gravidanza.
Facciamo allora il punto su questi inestetismi cercando di capire come gestire la situazione senza allarmarsi troppo.
La gravidanza è uno stato parafisiologico in cui la donna viene sottoposta a stravolgimenti ormonali, ponderali (aumento di peso e variazione della composizione corporea), e di conseguenza anche vascolari, che si verificano in un arco di tempo molto ristretto (mediamente 9 mesi). In aggiunta, una volta partorito, si verificano ulteriori variazioni che tendono a riportare il corpo alla situazione precedente in un arco di tempo ancora più ristretto (puerperio, mediamente della durata di 40 giorni).
Tralasciando le conseguenze più note (smagliature, chili in eccesso difficili da smaltire, disturbi del tratto genito-urinario di varia natura e grado), in ambito vascolare si verifica molto spesso la comparsa di vene varicose e capillari che preoccupano non poco le future mamme.
E’ sempre necessario preoccuparsi?
Come diciamo a tutte le nostre Pazienti in dolce attesa, assolutamente no. Per prima cosa bisogna sapere che l’aumento di peso della gravidanza, gli ormoni endogeni (cioè prodotti dalla mamma) o esogeni (ad esempio il Progesterone, assunto spesso nel primo trimestre), e la fisiologia stessa del sistema utero-placentare (aumento di volume e vascolarizzazione dello stesso) hanno un enorme impatto sulla circolazione venosa delle gambe.
E’ dunque assolutamente normale e frequente che compaiano degli inestetismi vascolari.
Cosa fare allora?
Anzitutto è necessario chiedere consiglio al proprio Ginecologo, che valutarà l’opportunità di effettuare esami del sangue e/o strumentali (ad esempio l’eco-color-doppler venoso, effettuabile ormai presso qualsiasi struttura pubblica o privata) per escludere la presenza di alterazioni anatomiche ed emodinamiche a carico del sistema venoso profondo o superficiale pericolose per il prosieguo della gravidanza.
Una volta escluse patologie rischiose per la salute della mamma e del feto, si presentano sostanzialmente due scenari.
Quando si può stare tranquilli?
Se non sono presenti particolari fastidi e non sono presenti macchie eccessivamente scure e lesioni cutanee (in particolar modo a livello delle caviglie), la strategia migliore è attendere semplicemente il termine della gravidanza per effettuare una rivalutazione.
Quando è utile fare degli approfondimenti specifici?
Se invece compaiono alterazioni cutanee (ferite che faticano a rimarginarsi), prurito (specialmente intorno alle caviglie), vene in evidenza (in particolare a livello inguinale, delle grandi labbra, o comunque vene molto gonfie e dolenti in qualunque punto dell’arto inferiore), è utile rivolgersi allo Specialista Flebologo, per valutare l’opportunità di utilizzare farmaci, prodotti topici o calze elastiche a compressione graduata per limitare i danni.
Si può intervenire durante la gravidanza?
La risposta è no. I casi in cui è necessario intervenire chirurgicamente durante la gravidanza sono rarissimi, e riservati a particolari anomalie anatomiche vascolari generalmente note già prima della gravidanza stessa. Lo stesso dicasi per qualsiasi trattamento estetico, che risulterebbe da un lato poco sicuro da un punto di vista strettamente clinico (i farmaci utilizzati sono fortemente sconsigliati durante il periodo gravidico), e d’altro canto totalmente inefficace, considerata la variabilità di comportamento degli inestetismi dopo il parto.
Gli inestetismi vascolari possono sparire da soli?
Si. In almeno la metà dei casi si assiste ad una normalizzazione o quantomeno ad una marcata riduzione dei disturbi estetici. La perdita di peso fisiologica, la progressiva riduzione di volume dell’utero e “l’assestamento ormonale” post-partum sono già sufficienti a ridurre il gonfiore delle gambe, e a diminuire la pressione a carico del circolo venoso pelvico.
Nei casi in cui al termine del puerperio residuino ancora varici e/o capillari, è buona norma attendere 6 mesi (o lo svezzamento del neonato) prima di prendere in considerazione qualsiasi tipo di trattamento. Solo a quel punto la situazione potrà dirsi “stabilizzata”, e si potranno pertanto prendere le decisioni terapeutiche più opportune e indicate.
Pubblicato il 4 Novembre 2018